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House Band

Mika

E’ ormai chiaro che Mika non è assolutamente un artista come gli altri. Il suo cognome potrebbe essere ‘Unico’. Immerso nel fantasioso mondo musicale di sua creazione, è una delle poche popstar maschili dei nostri giorni che non segue il branco. Training classico, razza mista e incline alla gestualità teatrale, Mika è diventato un simbolo della libera espressione di sé e la sua musica, dice, può essere facilmente riassunta così: ‘deve essere allegra, deve responsabilizzare e non deve seguire le mode o le convenzioni, questi sono i principi di base,’ ricordandoci così un concetto pop vecchio e ormai quasi dimenticato: l’individualità.

Se l’album di debutto ‘Life In Cartoon Motion’ era lo sfrontato biglietto da visita di quest’individualità, il disco successivo rappresenta la maturazione di un sound pop ambizioso che Mika padroneggia totalmente. Non manca proprio nulla: la voce che cavalca le ottave, la virtuosità del pianoforte, i ritmi vivaci e i finali esplosivi, la narrazione esuberante che arriva al nocciolo delle insicurezze umane e le sensazionali produzioni pop in technicolor. ‘Quando ho iniziato a lavorare al disco il mio pensiero principale è stato di non essere reattivo,’ racconta, ‘ho voluto ritornare agli inizi quando la gente non aveva espresso opinioni su ciò che faccio.’ Al primo ascolto, c’è solo una parola che descrive la seconda puntata di questo caleidoscopico sogno pop: ‘temerario’.

Mika ha avviato la sua carriera pop con il famosissimo singolo Grace Kelly, brano che ha venduto quasi 3 milioni di copie in tutto il mondo ed è stato il brano internazionale più suonato dalle radio italiane nel 2007, mentre la hit Relax (Take It Easy) è stato il singolo più scaricato in assoluto nel mercato italiano lo stesso anno. Le vendite complessive dei singoli tratti da Life In Cartoon Motion superano i sei milioni. L’album stesso ha venduto oltre 5 milioni di copie. Mika è stato nominato e ha ricevuto premi come i Brits, i Grammy, gli Ivor Novello, Capital Radio, Q Magazine, The World Music Awards, BT e Vodafone, Virgin Media e MTV Europa, Asia, Australia e Giappone. Le statistiche sono solo un’indicazione della presa netta che il giovane cantautore ha acquisito sulla musica pop dal momento in cui si è buttato nella mischia; sono la chiara rivendicazione che uno dei maggiori outsider pop può avviare la sua opera di conquista dall’interno.

Prima di firmare per la Casablanca/Island, Mika era stato stroncato e snobbato da diverse major – una storia ben documentata nelle parole di Grace Kelly – e le sue vittorie erano un trionfo di visione e sostanza contro le mode passeggere. Per una pop star della sua età, Mika ha sicuramente scelto una strada difficile: mantenere fede ai suoi principi pop, prediligere il concetto di longevità  rinunciando ai risultati immediati per accontentare i manager.

In questo secondo disco le canzoni possono essere diverse ma l’atteggiamento è il medesimo. Dal grande ritornello di ‘We Are Golden’ ai brani che ricordano la Disney anni 40 (‘Toyboy’) ad una toccante versione moderna del power pop anni 80 (‘Touches You’), c’è un’ampia larghezza di vedute che entra in contatto con i classici. Dagli inni da discoteca (‘Rain’) alle riflessioni melanconiche sui traumi personali (‘Dr John’), la sua musica è permeata dall’accettazione a cuore aperto di cosa significhi vivere nel 21esimo secolo, con tutte le relative difficoltà e contraddizioni. Un’altra caratteristica di Mika è che non ha paura dell’immensità. Mentre nella musica rock chi è schiavo del modello degli U2 viene riverito per i tentativi di imbrigliare le emozioni da stadio, nel pop la generosità è tutt’altro che scomparsa, ed è nelle mani di un paio di giovani donne che mostrano la giusta quantità di pelle sulle riviste per uomini e non comprerebbero mai i propri dischi. Mika è qui per rivendicare tutto ciò.

Quando la bufera degli applausi, delle vendite, del risultato personale e della pubblica nota d’approvazione per l’album di debutto iniziano a scemare Mika cerca un appartamento a Los Angeles per concepire e scrivere il disco successivo, lascia il suo seminterrato di Londra e trova un bello spazio dove poter lavorare con il suo produttore e collaboratore musicale Greg Wells. Poi interviene sua madre. ‘Mi ha detto di non rilassarmi troppo,’ racconta. Parole sagge che un figlio non può ignorare. Quindi Mika ritorna nell’hotel economico dove aveva realizzato il suo album di debutto. Arrivato alla parte 2 della avvincente Storia di Mika, decide di dimenticare tutto ciò che i due anni sotto i riflettori gli avevano insegnato. ‘Si tratta ancora di bedroom music per me. Si tratta di sedersi al pianoforte in camera mia e dire quello che ho da dire.’

‘Il primo album per me,’ continua Mika, ‘parlava dell’infanzia. Aveva quel tipo di innocenza. Per questo disco siamo andati avanti dieci anni e ora siamo nella mentalità adolescente. L’adolescenza è uno dei momenti più belli della vita, quando le esperienze di sesso, droga e relazioni personali sono del tutto nuove e ancora incontaminate. Se volevo dare questo tipo di direzione alle mie canzoni sapevo di dover andare più sul personale.’ Per l’album n°2 Mika ha lasciato da parte lo stile di narrazione di Life In Cartoon Motion. ‘Credo ancora nel mistero e sento di non dover giustificare più nulla riguardo alla mia vita. Perché è tutto dentro le mie canzoni. Scrivere canzoni per me significa ritrovarmi e capire di più di me stesso.’

Non che non fosse spaventato dallo scrivere in prima persona.’ L’allegria ha un rischio intrinseco: ecco perché è così allettante e così pericoloso dimenticare la prima volta che ti succedono le cose. Ho dovuto affrontare la realtà di scrivere una canzone su me stesso, una cosa che mi spaventava a morte, ma dovevo farlo se non volevo l’etichetta del cantante di rivista anni 40.’
Ad accompagnare questa sensazione c’era il vecchio dogma di Mika di non aver mai paura delle critiche. ‘In qualità di cantautore di successo la visione miope è che non ti è permesso uscire dai confini prestabiliti delle canzoni pop, altrimenti vieni deriso. Ma io penso che la canzone pop perfetta dovrebbe proprio dare la sensazione di provare addosso una giacca che hai sempre sognato di possedere.’

Parte della bellezza di Mika è sempre stato il tentativo di trovare la correlazione tra le sue insicurezze e nevrosi personali e la scelta dei personaggi di cui canta. Spesso si crogiolano o lottano con le proprie differenze, cosa che lui fa sin da bambino. Quello strato esterno è stato ora sostituito ma il senso di grandeur o il fascino di questo nuovo artista più aperto non è certamente venuto meno. Una generica chiamata alle armi affinché la gente butti un po’ di glitter e lustrini sulle proprie differenze e le celebrino: questo è uno dei più importanti regali del pop alla musica. Il regalo di Mika arriva questa volta con la sua singolare oscurità, in modo particolare la melodia intensa di ‘Dr John’ e il gran dilemma al centro della bellissima ‘Blame It On The Girls.’

Poiché la prima volta, seguendo i propri principi, Mika aveva fatto centro in maniera spettacolare c’era un editto personale da parte del boss della sua etichetta di non interferire neanche questa volta. ‘Mi hanno protetto. C’è stato un blocco totale alle interferenze e mi hanno lasciato completamente solo.’ All’inizio Mika ha fatto fatica ad abituarsi a questa solitudine, ma poi l’ha superata in un modo assolutamente insolito. ‘La disciplina ha risolto il problema. Andavo in studio tutte le mattine alle 10, pranzavo tutti i giorni nello stesso posto e andavo allo stesso pub tutte le sere alle 7.’ Poiché Mika ha la tendenza a voler coprire tanto terreno, il tutto deve dare la sensazione di essere “ripreso” con la stessa camera, di fluidità. Tutti quelli che lavorano con me sanno che sono presenti solo nel mio mondo. Non ascoltiamo altra musica. Ci perdiamo in questo mondo.’

Durante il processo di creazione del suo secondo album, Mika ha liberato qualcosa dentro di sé proprio perché ha lasciato andare una parte di sé. ‘Mi sento liberato. Sono passato alla fase successiva. Dovevo farlo e ora ho conquistato un processo che mi aiuterà per il mio terzo e quarto disco. Finalmente ho accettato il fatto che i miei dischi da cameretta non sono più dischi da cameretta e che sono un cantautore.’

E, aggiungiamo noi, anche una splendida e coraggiosa pop star.

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