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Orchestre d'Europa: Royal Concertgebouw di Amsterdam

in onda sabato 4 settembre alle ore 18,30

Orchestre d'Europa: Royal Concertgebouw di AmsterdamLa celebre orchestra sinfonica olandese è strettamente legata al teatro dove da sempre si esibisce e che dalla quale prende il nome, il Concertgebouw, ovvero "sala da concerti", progettata sul modello della Neue Gewandhaus di Lipsia (distrutta nel 1943) dall'architetto Adolf Leonard van Gendt e dotata di un'acustica ammirata e invidiata ancora oggi, secondo i più esperti paragonabile solo alla Boston Symphony Hall e al Musikverein di Vienna.

Sotto il patronato della principessa Maxima dei Passi Bassi, l'orchestra che nel dicembre 2008 è stata nominata dalla rivista Gramophone Magazine 'prima orchestra sinfonica del mondo', ha una gestione manageriale moderna e attivissima. Come le orchestre più dinamiche e attente al business, basti pensare ad esempio alla London Symphony Orchestra, dal 2004 la Royal Concertgebouw Orchestra ha iniziato a pubblicare CD e DVD con la propria etichetta, la RCO Live.

Nel suo illustre passato l'orchestra può vantare la collaborazione di grandi musicisti, invitati più volte a dirigere, tra i quali Richard Strauss, Mahler, Ravel, Debussy, Stravinskij, Schoenberg e Milhaud. Nel primo ascolto dell'ultimo appuntamento della rubrica Orchestre d'Europa dedicato all'orchestra olandese ascolteremo il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in do maggiore op. 15 di Ludwig van Beethoven nell'esecuzione della pianista Martha Argerich accompagnata sul podio dal direttore d'orchestra tedesco Heinz Wallberg .

Nel concerto del suo debutto ufficiale a Vienna nell'aprile del 1800, Beethoven si esibì nella duplice veste di direttore e compositore. Come prevedeva la consuetudine del tempo, il programma era sterminato: oltre al Settimino per archi e fiati e alla Prima Sinfonia del musicista di Bonn, ad una sinfonia di Mozart e a una selezione di brani dall'oratorio "La Creazione" di Haydn, comprendeva anche il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1.

Nonostante la numerazione, in realtà questo era il terzo concerto scritto da Beethoven, dopo un concerto in Mi bemolle maggiore composto all'età di quattordici anni e ma [Martha Argerich] i pubblicato, e il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra, concepito diversi anni prima ma pubblicato solo successivamente.

La sonorità brillante è la caratteristica più vistosa di questa opera, ancora inquadrata nel solco della tradizione classica e più vicina ai modelli pianistici di Clementi e di Hummel che alla raffinata inventiva melodica mozartana.

"Sono convinto che nel futuro la musica di questo paese" scriveva Antonín Dvorák in un articolo pubblicato il 15 dicembre 1893 sul New York Herald riferendosi agli Stati Uniti d'America, "deve fondarsi su quelle che noi chiamiamo le melodie negre. Queste possono essere la base di una seria e originale scuola compositiva". Per il compositore ceco quelle belle e varie melodie erano il "frutto della terra" e costituivano il vero patrimonio melodico popolare dell'America.

Ciononostante nella Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 "Dal nuovo mondo", scritta nel 1893 durante il suo soggiorno americano tra il 1892 e il 1895, Dvorák non utilizzò melodie dei nativi americani, bensì "semplicemente temi originali che racchiudono le peculiarità della musica indiana" .


A conclusione di programma ascolteremo le Danze ungheresi n. 1, 3 e 10 di Johannes Brahms, le sole tre danze ungheresi, scritte originariamente per pianoforte a quattro mani, trascritte per orchestra dallo stesso Brahms.

Royal Concergebouw Orchestra

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