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Soli Deo Gloria: Giuseppe Verdi

in onda domenica 12 settembre alle ore 14,30

Soli Deo Gloria: Giuseppe Verdi"La dolorosa notizia della perdita di Manzoni mi spinse a scrivere la Messa da Requiem. Fu slancio del cuore, tributo di riverente affetto, espressione del mio cordoglio". Così il 25 maggio 1874 Giuseppe Verdi scriveva al Sindaco di Milano Giulio Bellinzaghi, riferendosi alla sua ultima fatica, la Messa di Requiem, eseguita quello stesso giorno alla Scala e tre giorni prima nella Basilica di San Marco a Milano, in occasione del primo anniversario della morte di Manzoni.

Dell'esecuzione scaligera il giornale "Il trovatore" riferì: "La prima esecuzione, diretta da Verdi, ebbe un successo di entusiasmo: tre pezzi furono bissati, e alla fine della Messa il pubblico pareva impazzito. Si assicura che il marchese Calcagnini, spaventato, mandò in fretta a prendere tutte le camicie di forza disponibili alla Senavra."

Dopo il successo nel 1871 di Aida, Verdi aveva deciso di ritirarsi a vita privata. Iniziò così il periodo del cosiddetto 'grande silenzio', durante il quale il compositore di Busseto meditò sui grandi mutamenti artistici in corso nel mondo. Il lavoro più importante di questo periodo di allontanamento dalle scene d'opera, prima che il sodalizio con Arrigo Boito lo riportasse fuori dall'isolamento, fu proprio la "Messa di Requiem".

In realtà Verdi aveva pensato già da tempo ad una composizione di questo tipo, tanto che nel 1869 aveva organizzato una Messa di Requiem a più mani per la morte di Gioachino Rossini. Fu proprio in quell'occasione che compose il "Libera me Domine", ripreso poi nella messa del 1874. Non bisogna comunque sottovalutare la profonda impressione che procurò a Verdi la morte del Manzoni, che tanto aveva dato per l'unità di Italia e aveva incarnato i valori tipici del Risorgimento, di giustizia e libertà.

Lo stile di gran parte della messa è del tutto rapportabile a quello della produzione operistica matura di Verdi, che d'altronde non esitò a usare per il Lacrimosa una melodia tagliata da "Don Carlos". La forte carica drammatica del lavoro è realizzata con strumenti tipici del linguaggio operistico, con contrasti forti e repentini: il sommesso Mors Stupebit e il vivace Sanctus, il pianissimo della fine del Libera me e il violento Tuba Mirum.

"Un'opera in veste ecclesiastica", la definì Hans von Bülow. In effetti i mezzi espressivi impiegati da Verdi nella Messa di Requiem sono quelli tipici del melodramma: trombe fuori campo, grandi arie liriche, lunghe pause tra le diverse parti. Mentre il Dies Irae è articolato proprio come un grande pezzo d'opera. Anche il coro ha un ruolo analogo a quello che ricopre nei melodrammi corali di Verdi, come il "Don Carlos", "Aida", "Forza del Destino" o il "Simon Boccanegra".

Rappresentazione drammatica della lotta con la morte, probabilmente il modello a cui Verdi si accostò maggiormente fu la "Grande Messe des Morts" di Berlioz. Quando poi la lotta con la divinità, terribile e imperscrutabile, lascia il posto alla supplica umile, Verdi non esita a ricorrere ad una monodia in stile gregoriano.

Nel programma odierno ascolteremo il capolavoro verdiano in una registrazione dal vivo realizzata in occasione del centenario della morte di Verdi, con i Berliner Philharmoniker guidati da Claudio Abbado. I solisti sono: Angela Gheorghiu (soprano), Daniela Barcellona (mezzosoprano), Roberto Alagna (tenore) e Julian Konstantinov (basso).

Giuseppe Verdi

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