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Le parole per dirlo

di Elasti

«Cosa guardi, mamma?»
«Il telegiornale»
«Perché quella signora piange?»
«Perché è triste»
«Perché è triste?»
«Perché ha perso sua figlia»
«Dove l’ha persa?»
«L’ha persa a Parigi, in Francia, durante un concerto»
«E non può andare a Parigi a cercarla?»
«No, non la troverebbe»
«Non sarà mica morta?»
«…»
«Ehi, mamma, perché ti scendono le lacrime?»
«Perché i concerti sono posti per cantare, ballare ed essere felici. Non per perdersi»
«Io non lo so se vorrò andarci, a questi concerti, quando sarò grande»
«Certo che ci andrai. E sarà bellissimo. Te lo prometto».

È difficile spiegare ai propri figli la crudele insensatezza della violenza. È difficile condividere un mondo a cui vorremmo non appartenere. È difficile restare integri, solidi e accoglienti, al cospetto della nostra e della loro incredulità. È difficile affrontare i loro perché, nitidi e implacabili, senza avere alcuna risposta convincente.
Eppure, trovare le parole è nostro dovere, è parte di quel contratto a tempo indeterminato che abbiamo sottoscritto diventando genitori.
Così, ci tocca prenderli per mano e accompagnarli nelle tenebre, tranquillizzarli senza ingannarli, insegnare loro che le cose storte si possono e si devono raddrizzare, che c’è sempre una luce a rischiarare l'oscurità, che la paura ci rende piccoli e che la libertà, coltivata, difesa e ostentata, è la nostra forza e la nostra arma.
E forse, in questo buio, rassicurando loro, rassicureremo anche noi stessi.

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