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Un ballo in maschera al Teatro La Fenice di Venezia.

in diretta venerdì 24 novembre alle 19.00





Venerdì 24 Novembre 2017 ore 19.00
IL CARTELLONE
In diretta dal Teatro La Fenice di Venezia
 
TEATRO LA FENICE DI VENEZIA
Stagione Lirica 2017 - 2018
 
 
UN BALLO IN MASCHERA
Melodramma in 3 atti di Antonio Somma
Musica di Giuseppe Verdi


La locandina


Uccidere un re non è facile, soprattutto l'idea non è facile quasi al limite di essere un tabù.
Per questo la genesi di questa opera non è stata facile, e la sua storia è anche la storia di una trattativa continua con diversi tipi di censure.

Verdi propose al Teatro San Carlo di Napoli un soggetto che s’ispirava a un fatto storico accaduto nel 1792: l’omicidio del monarca svedese Gustavo III, perpetrato da un cortigiano durante un ballo. Nonostante fosse presto ben chiaro che la censura napoletana non avrebbe accettato di veder portato sulle scene l’omicidio d’un re, Un ballo in maschera fu terminato senza tener troppo da conto le avvisaglie sull’atteggiamento dei censori partenopei. Ma quando questi imposero che il protagonista dell’opera non fosse un monarca, che il ruolo d’Amelia fosse quello d’una sorella anziché d’una moglie, che il tema della cospirazione non recasse alcuna motivazione politica, che l’omicidio avesse luogo fuori scena, che la datazione venisse portata all’epoca medievale e che si eliminassero le scene del ballo e del sorteggio, Verdi abbandonò l’impresa.

Per presentare al pubblico la sua nuova opera, Verdi dovette pertanto attendere un’occasione più propizia: Un ballo in maschera esordì il 17 febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma e il pubblico ne decretò il successo che dura tuttora. Da rimarcare è che nemmeno la censura romana aveva accettato di veder rappresentata l’uccisione di un re; di conseguenza Verdi e Somma apportarono all’opera i cambiamenti destinati a rimanere definitivi: l’ambientazione venne trasferita da Stoccolma a Boston e Gustavo III assunse i panni d’un Riccardo conte di Warwick e governatore del Massachusetts.

«La magia di quest’opera – spiega Chung, che per la quinta volta si misura con un’opera di Verdi in Fenice, dopo La traviata, Rigoletto, Otello e Simon Boccanegra – sta nel fatto che è un diamante che brilla, anzi un insieme di diamanti che brillano. Ognuno dei personaggi è un gioiello, ci troviamo di fronte a tanti gioielli circondati da una musica particolarmente brillante. Non conosco un altro titolo di Verdi che lo sia altrettanto. È davvero un ballo, una festa musicale con una brillantezza che non ritrovo normalmente in Verdi. Anche nella Traviata ci sono momenti del genere, ma non tutta l’opera ne è pervasa».

«La mia idea scenica – spiega il regista Gianmaria Aliverta, già applaudito a Venezia per la messinscena di Mirandolina – parte dal fatto che sia la politica a generare gli avvenimenti che portano alla catastrofe finale. Antonio Somma, per assecondare le esigenze della censura trasponendo la trama in America, introduce diversi personaggi di colore o creoli: questo elemento non può che richiamare alla mente il problema della schiavitù e le condizioni della popolazione nera americana. Per enfatizzare quest’aspetto ho pensato di ambientare l’opera non nel periodo previsto dagli autori, una Boston della fine del Seicento, ma all’epoca in cui è stata composta, cioè la seconda metà dell’Ottocento, e per essere più precisi il ventennio che va dal 1867 al 1887. Siamo alla fine della guerra di Secessione, quando è stato già approvato il XIII emendamento, con il quale la schiavitù viene abolita per sempre».
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