"La Finta semplice" è la prima opera italiana di
Mozart, basata su un libretto derivato da Goldoni e composta nel 1768 in soli tre mesi; allora Wolfgang aveva soltanto dodici anni, e le intenzioni del padre Leopold erano quelle di mostrare la genialità del figlio anche sul terreno - insidioso ma assai prestigioso - dell'opera teatrale; le aspettative paterne vennero però disilluse: a Vienna l'opera non fu accettata e dovette anzi aspettare un anno prima di essere rappresentata a Salisburgo.
Ne
"La Finta semplice" troviamo elementi che erano da tempo radicati nella tradizione dell'opera buffa italiana: nomi e caratteri (il misogino Cassandro, il focoso Polidoro, il capitan Fracasso, la cameriera Ninetta e l'immancabile astutissima Rosina) inseriti in una trama che vede l'incrocio articolato di più innamoramenti, fughe, duelli e un triplo matrimonio finale.
Molti nell'opera i brani d'insieme, improntati ad una fresca vivacità che ben si addice sia al genere musicale che all'età del compositore, per quanto Leopold Mozart, certamente orgogliosissimo del figlio, di lui ebbe a dire che Wolfie sapeva fare a dodici anni
"quel che ci si aspetterebbe da un uomo di quaranta".
Anche lo storico e musicista Charles Burney racconta di essere stato molto colpito dalla capacità che il piccolo Mozart aveva di imitare i diversi stili di canto dei vari cantanti d'opera e di saper improvvisare
"opere vocali di affetti diversi", alternando sapientemente amore, ira, passione o malinconia.
"La Finta semplice" non è certo paragonabile ai capolavori della maturità mozartiana, ma risulta un elegante e soprattutto mai banale elaborazione di caratteri e situazioni ormai radicati come stereotipi nella tradizione dell'opera buffa.
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