[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]

Progetto Verdi: I Lombardi alla prima Crociata

in onda venerdì 26 luglio alle ore 21,00

Progetto Verdi: I Lombardi alla prima Crociata

Dopo il successo di “Nabucco”, le quotazioni di Giuseppe Verdi e la stima da lui goduta come operista salirono decisamente: l’impresario Merelli gli consegnava addirittura in bianco i suoi assegni, e la Milano più aristocratica sempre più spesso accoglieva nei suoi salotti il compositore, che divenne frequentatore delle famiglie Appiani, Marignano, Morosini e soprattutto della contessa Maffei, che sarebbe divenuta sua grande amica, come molte lettere testimoniano.

Con I Lombardi alla prima Crociata Verdi fa il bis: nel febbraio del 1843 la Scala rappresenta l’opera che ottiene un grande successo, forse anche grazie al fervore degli esecutori stessi, se  - come si riporta nelle cronache -  la protagonista Emilia Frezzolini-Poggi all’in bocca al lupo auguratole prima della prima aveva risposto con decisione: ”Dovessi morire, l’opera vincerà!”.

I parallelismi con l’opera precedente sono inevitabili, anche se con “I Lombardi” Verdi si affaccia con maggior decisione verso le tematiche di un patriottismo attivo: la Crociata è si simbolo di lotta per la giustizia, ma questa lotta prevede ed accetta anche gli errori e le ingiustizie della violenza ad essa purtroppo necessaria.

Verdi inizia qui a manifestare più apertamente il suo pensiero e la consonanza col sentire di un Risorgimento sempre più diffuso e dilagante, ed iniziano anche, con quest’opera, i primi guai con la censura; dapprima l’argomento gli venne contestato dall’arcivescovo di Milano perché considerato troppo “strettamente religioso”, ma Verdi rimase inamovibile, mentre per l’Ave Maria che il musicista aveva affidato a Giselda egli accettò di cambiare il titolo in “Salve Maria”.

Proprio ascoltando questa preghiera, in cui per la prima volta Verdi si rivolge la sua musica alla Vergine (cosa che farà ancora più volte, in momenti e modi assai diversi, nel corso di tutta la sua vita creativa) si potrebbero agevolmente confutare le critiche di banalità e volgarità che l’opera ha spesso ricevuto; l’organico cameristico e la delicata raffinatezza della condotta strumentale di questo passo ci riportano semmai alla maturità di Aida ed Otello.

D’altro canto l’uso di organici “militari” e il trionfante ritmo giambico – peraltro particolarmente in accordo con l’eroicità del soggetto -  sono una costante del linguaggio verdiano giovanile, dal quale egli pure in parte si emanciperà, con buona pace di quella critia poco clemente che ascrisse genericamente questa produzione di Verdi all’“aia di Busseto”.

La maggior debolezza nel caso dei “Lombardi” va ricercata semmai nella grandiosità del racconto originale, un recente poema epico di Tommaso Grossi di grande successo che aveva costretto il librettista Temistocle Solera – e Verdi con lui – a drastiche semplificazioni, accorpamenti, contrazioni della narrazione, la qual cosa non aveva naturalmente giovato alla linearità dello svolgimento.

In realtà forse non fu proprio la chiarezza narrativa il primario interesse di Verdi, che infonde ancora una volta – e con maggior veemenza - nelle grandi scene d’insieme di quest’opera un palpito vivo di amor patrio – basti citare come è doveroso “O Signore dal tetto natio”, il celebre coro del IV atto che significativamente unisce crociati, donne e pellegrini.

Nei “Lombardi” troviamo però anche altri svariati riferimenti tematici che preludono alle grandi realizzazioni drammatiche della maturità del musicista: inattesi scambi d’identità, il dilaniante contrasto tra amore e dovere, maledizione e perdono: tutti spunti che la fantasia di Giuseppe Verdi inizia qui ad elaborare e che lo accompagneranno in molte delle sue opere.

[an error occurred while processing this directive]